giovedì 25 giugno 2015

Spin off e crossover di Mortal Kombat.


Mortal Kombat è una popolare serie di picchiaduro ad incontri ma, dato il suo intricato universo narrrativo, su di esso sono stati fatti anche degli spin off ufficiali di genere action\adventure (da non confondere con le modalità Konquest, ovvero gli story modes in terza persona di Deception e Armageddon) e un crossover con l'universo DC.

Questi insoliti capitoli sono stati a volte bistrattati dalla critica ed altre volte elogiati come ottime alternative ai classici MK, ma qual’è la verita?
Ecco quindi la guida definitiva a tutti gli spin off marchiati dall’effige del dragone, per fare luce su vari loro aspetti e colmare alcuni dubbi.




Piattaforme: Sony PlayStation, Nintendo 64
Release: 1 Ottobre 1997 (USA), 2 Dicembre 1997 (Eu)
Genere: Action\adventure, plattform.
Canonico con la storyline ufficiale:

Il primo esperimento di adventure game\plattform targato Mortal Kombat.
Prequel diretto di Mortal Kombat 1, mette il giocatore nei panni di Bi Han: il primo Sub Zero, che al soldo di Quan Chi deve recuperare il Kamidogu di Shinnok nel Tempio degli Elementi, per poi tornare a riprenderselo nel Netherrealm quando Raiden lo informa che tale amuleto, nelle mani dell'Elder God decaduto, potrebbe mettere in serio pericolo la Terra. (per sapere di più sulla sua storia, potete leggere la Biografia completa di Bi Han - l'originale Sub Zero)
Nonostante il concept interessante, che ha fatto nascere personaggi del calibro di Quan Chi, Fujin e Shinnok, sin dalla sua release è stato aspramente bistrattato dalla critica “specialistica”.
Saremo franchi, a livello tecnico Mythologies non mai stato un capolavoro, ma ha diversi tocchi di classe che lo rendono un buon picchiaduro a scorrimento con elementi plattform squisitamente retrò e, soprattutto, unico nel suo genere.
A differenza dei comuni plattform 2D, qui si gioca alla maniera di un MK tradizionale, saltando coi tasti direzionali e, sostanzialmente, usando lo stesso tipo di gameplay fatto di spazzate, combo e uppercuts. Queste strane features, unite al tasto apposito per girarsi (considerato scomodo), hanno fatto ingiustamente imbestialire la critica, che ha bollato il gioco come uno scialbo incrocio fra un picchiaduro e un plattform.
Niente di più sbagliato.
L'affossamento di Mythologies è stato probabilmente uno dei più grossi errori da parte dei recensori videoludici, probabilmente stufi del brand e improntati a considerare solo i prodotti possibilmente 3D e al "passo coi tempi". In un periodo dove la grafica poligonale era diventata l'avanguardia, era molto difficile vedere di buon occhio qualcosa di tecnicamente sorpassato e dal gameplay inusuale. Saltare con la croce direzionale (con una certa precisione) al posto dell'apposito tastino non era certo intuitivo per gli amanti dei plattform, come non era intuitivo il tasto per girarsi, ma dopotutto bastava un po' d'allenamento per abituarsi.
Quindi, recensioni del passato a parte, MK Mythologies era ed è un titolo valido per molti altri motivi, vediamone alcuni.
Si potrebbe partire dicendo che è stato l'ultimo MK ad avere la mitica grafica digitalizzata, uno dei simboli stilistici della saga (può non piacere, ma vedere Sub Zero con quella grafica fa tutto un altro effetto), si potrebbe parlare del buon sistema combo (simile a quello del Sub Zero II di MK3) con l'aggiunta di poter mandare in juggle l'avversario dopo un uppercut, delle classiche mosse speciali da usare con parsimonia dato il cosumo dell'apposita barra, o della possibilità di guadagnare punti esperienza per nuove mosse inedite. Parlando poi di storia ci si trova davanti ad un buon lavoro, questo è l'unico capitolo vecchio che, fra le tante cose, spiega per bene l'origine dell'odio fra Scorpion e Sub Zero, non è poco. Chiaramente, per apprezzarla a fondo, deve anche piacere il gusto a metà fra serio e trash tipico di MK; i videogiocatori più giovani potrebbero trovare un po' squallide alcune cutscenes che, pur raccontando una trama di tutto rispetto, sono recitate alla "bell'e meglio" da attori che smorzano l'epicità del contesto con atteggiamenti al limite del macchiettistico. Vi farete parecchie risate vedendo Richard Divizio (l'attore che si prestava per il motion capturing di Kano) mentre interpreta Quan Chi, o il siparietto tenero fra Sub Zero e Sareena, ma dopotutto MK è sempre stato un ibrido fra violenza grottesca, eroismo da arti marziali e comicità velata, quindi questi aspetti da B-Movie non ci sentiamo di "condannarli", in quanto parte integrante della saga, soprattutto all'epoca.
Si potrebbe spezzare una lancia anche in favore dell'ambientazione, che crea nuove locations qui sotto forma di livelli, a volte un po' ripetitivi è vero, ma anche labirintici al punto giusto per mettere ulteriormente in difficoltà il giocatore. Decisamente riuscite zone come il Tempio Shaolin o la Prigione delle Anime, ricomparse anche altre volte nei capitoli successivi e qui ricche di nemici che vanno da vari tipi di monaci Shaolin, fino ai membri della Fratellanza dell'Ombra.

E poi bisogna dirlo: Mythologies è difficile.

Scordatevi la facilità dei plattform attuali con vite infinite e margini d'errore molto bassi, qui si suda, perchè ogni passo falso porta al game over e la bassa (ma spietata) intelligenza artificiale dei nemici, non aiuta. Per i giocatori non avvezzi a certe sfide, consigliamo i pratici "cheats" per portarlo a termine, altrimenti preparatevi ad imprecare parecchio. Vi abbiamo avvisati.
Insomma, MK Mythologies non è affatto lo schifo che hanno dipinto molte recensioni, non sarà l'adventure 2D migliore mai prodotto, ma ha tanti di quei pregi (soprattutto per i fan di MK) che gli errori, nonostante siano abbastanza, passano in secondo piano.
Se volete giocarci legalmente, sappiate che dovete cercare molto e spendere altrettanto, perchè ormai è divenuto una vera rarità, sia per PSX che Nintendo 64.




Piattaforme: Sony PlayStation
Uscita: 30 Luglio 2000 (USA) - 29 Settembre 2000 (EU) 
Genere: Action\adventure, TPS.
Canonico con la storyline ufficiale:

Il secondo gioco action sull'universo di Mortal Kombat, dove non si impersona di nuovo il ninja
criomante, bensì il militare Jackson "Jax" Briggs delle Special Forces, impegnato in una caccia al Black Dragon di Kano e dei suoi scagnozzi evasi dal carcere: Jarek, Tremor, Tasia, No Face, il tutto svolto prima di Mortal Kombat 1 (se volete sapere di più sulla sua storia, vi consigliamo la biografia completa di Kano nella sezione personaggi). 
Premessa interessante ma, purtroppo, questo spin off è stato bistrattato ancora di più del predecessore, con l'unica differenza che stavolta il prodotto è davvero sottotono.
Special Forces nasce in un periodo travagliato per il team di MK, a causa dell'inaspettata dipartita di John Tobias (storico designer dei personaggi e sceneggiatore di gran parte della storyline) e di tutte le conseguenze annesse.
Trovare elementi positivi che vadano oltre all'indubbio carisma di Jax e Kano, è abbastanza difficile; il gioco si presenta come un action\adventure 3D con elementi TPS, ma già dall'opening caratterizzato da motivi caleidoscopici, a metà fra 007 e uno spy movie anni 50, vi accorgerete che qualcosa non va, mentre dai primi minuti di gameplay vi accorgerete che anche l'esperienza ludica sarebbe stata da rivedere, ma nonostante tutto, qualcosa di buono c'è.
Il nostro Jax non può saltare, può solo correre esplorando stanzoni vuoti (che dovrebbero essere i vari rifugi metropolitani del BlackDragon) ed uccidere i vari sgherri che gli si parano davanti, usando un vasto sistema di combo preimpostate simile a quello di MK3 ed alcune mosse speciali classiche; cosa positiva, considerando che si possono guadagnare attacchi aggiuntivi accumulando esperienza, se non fosse che tali combo sono troppo ostiche da eseguire se si va oltre ai "4 hits", rendendo frustranti gli scontri contro nemici e boss. Oltre a questo però, l'eroe possiede diverse armi da fuoco (con munizioni a consumo) come mitragliatrici, bombe, detonatori e molto altro, con possibilità di mirare da lontano; senza escludere l'obbligo di risolvere qualche enigma per progredire nella storia.
Stilisticamente siamo su buoni livelli per quanto riguarda i personaggi in game, mentre per quanto riguarda la resa degli ambienti e dei "filmati", siamo su livelli un po' bassi e la visuale a volo d'uccello non aiuta.
Le ambientazioni che percorrerete, inoltre, non sono minimamente da Mortal Kombat ma più da classico "gioco di guerra"; scordatevi i tipici luoghi suggestivi a cui si era abituati, queste inedite basi di copertura del Dragone Nero hanno ben poco di interessante. Partirete da un magazzino abbandonato, per poi passare alla rete fognaria, ecc.ecc., con l'unico sprazzo "mortalkombattoso" nell'ultimo livello, dove sarete finalmente nell'Outworld, ma andiamoci piano, un Outworld terribilmente castrato fatto praticamente da piattaforme fluttuanti su sfondo nero.
Ovviamente il gioco lo si porta a termine volentieri, anche se il risultato complessivo è decisamente sciapo e difficilmente avrete voglia di ricominciarlo, a meno che vi siete persi dei passaggi della trama, questa abbastanza godibile pur essendo narrata all'85% dai soli dialoghi via radio fra Jax e Gemini, membro di comando delle Forze Speciali che sembra avere una certa affezione verso il Maggiore.
Per concludere, MK Special Forces può risultare piacevole più che altro perchè è un Mortal Kombat, canonico, sostenuto dalla presenza di Jax (in origine doveva esserci pure Sonya) e di alcuni villains interessanti, Tremor su tutti, diventato negli anni una sorta di "mito" tanto da essere inserito nel decimo capitolo regolare (intro a fumetti compreso), quindi ci sentiamo di consigliarlo solo ai collezionisti che non vogliono perdersi nemmeno un MK, i quali faticheranno anche abbastanza per trovare ancora qualche copia usata.





Piattaforme: Xbox, PS2
Uscita: 16 Settembre 2005 (USA) - 30 Settembre 2005 (EU)
Genere: Action adventure\styilish action
Canonico con la storyline ufficiale: No.

Dopo il dimenticabile  Special Forces, a distanza di 5 anni ecco nascere il terzo spin off dedicato all'universo di MK, con ora protagonisti i due monaci più famosi dei videogiochi: Liu Kang e Kung Lao. Si può già dire che qui la critica è stata positiva sin da subito, infatti Shaolin Monks è davvero un'ottimo prodotto, anche per quanto riguarda il gameplay, non solo personaggi e atmosfera.
Impersonando i già citati guerrieri del Loto Bianco, bisognerà farsi strada nell'Outworld per distruggere letteralmente i seguaci di Shao Kahn usando ogni mezzo possibile, dai classici colpi di Kung Fu, passando per le tipiche mosse speciali fino alle finishers più disparate (Brutality, Multality ed alcune Fatalities al limite del comico), ma anche usando elementi ambientali come armi da taglio, corpi contundenti o varie trappole splatter per buttarci dentro i malcapitati. Possiamo dire che questo è uno dei migliori picchiaduro a scorrimento 3D (con elementi adventure) mai creati, che può seriamente concorrere contro il più blasonato God Hand. Il sistema di gioco, decisamente “stylish”, è intuitivo e molto ricco, nonostante prenda a piene mani dai capisaldi action del periodo (Devil May Cry in primis); oltre a movenze classiche dell'adventure moderno tipo la corsa sul muro o l'ondeggiare sulle travi, avrete a disposizioni colpi veloci, potenti, launchers, mosse speciali, attacchi aerei, prese, il tutto concatenabile per creare altre combo devastanti; senza dimenticare la possibilità di comprare mosse aggiuntive o di giocare in due, effettuando anche fatalities combinate.
Lungo il massacro percorrerete i luoghi più classici del MKUniverse, come la Foresta Vivente, le Terre Desolate, la Tana di Goro, tutte infestate dai tipici mostri che abbiamo conosciuto nei vari capitoli in veste di elementi di contorno: orde di Tarkatans, demoni Oni, Shadow Priests e molti altri. Spesso ad aiutarvi ci sarà qualche altro eroe, da Johnny Cage a Jax, mentre i boss di fine livello, che garantiscono ottime battaglie nemmeno troppo facili, non sono altro che i cattivi più famosi, vi troverete a scontrarvi contro Reptile nel suo covo (visto in MK4), contro Baraka nella Tomba delle Anime, o Shao Kahn (difficilissimo) nel suo colosseo.
Una nota dolente è invece la storia, questa, pur essendo svolta in tempo reale come nei comuni giochi action, non è all’altezza della serie, in quanto frettolosa e con molti passaggi da rivedere; fortunatamente però non è canonica con la timeline ufficiale, in quanto la vicenda di Shaolin Monks è una versione alternativa della ben più strutturata (per quanto fosse frammentata in intro, biografie e finali) trama dell’originale Mortal Kombat 2.
Un altro elemento migliorabile, oltre al doppiaggio scadente nella versione italiana, è la grafica, con modelli poligonali in game un po’ grezzi e pochi tocchi di classe nella resa generale, senza parlare dei graficamente incompleti filmati di intermezzo, ai quali manca palesemente qualche passaggio (eccetto per il filmato d'apertura, quello davvero fatto bene).
In ogni caso, questo è uno di quei giochi consigliati sia agli amanti degli action games che ai fan di MK, non è lunghissimo, ma lo si porta a termine a ripetizione, anche perché i personaggi selezionabili sono ben diversi come moveset e, come bonus, ci sono a disposizione pure Scorpion e Sub Zero (che purtroppo prendono il posto dei due monaci per quanto riguarda le battute e i ruoli, diventando quasi delle “skin”), se ci aggiungiamo i vari segreti da scoprire, la modalità cooperativa e la modalità versus a incontri, possiamo capire che le possibilità di gioco sono parecchie.
Essendo uscito a fine 2005, è ancora "abbastanza" reperibile (anche a buon prezzo) sia per Xbox che per PS2.




Piattaforme: Xbox360, Playstation 3
Uscita: 16 Novembre 2008 (USA), 21 Novembre 2008 (EU, AUS)
Genere: picchiaduro 3D a incontri
Canonico con la storyline ufficiale: No
Cronologia: Ottavo capitolo ufficiale ad incontri (sebbene non-canon con la storyline)

Con l’arrivo della generazione Xbox 360\PS3 anche MK doveva lasciare i vecchi sistemi per approdare sulle consoles HD, ma stranamente, alla Midway (ora NetherRealm Studios) non si decise di sfornare un seguito ufficiale ambientato dopo il settimo capitolo detto Armageddon (quello succederà nel 2011), bensì un crossover fra i guerrieri di MK e i personaggi “metropolitani” della DC Comics.
La cosa non è stata presa bene fin da subito per diversi motivi, dalle marcate differenze di concept al possibile fail di un MK “contaminato”, ma il gioco venne fatto ugualmente e riscosse pure un certo successo, piazzandosi fra i più venduti del periodo. Nonostante le buone vendite però, non è stato accolto bene soprattutto dai fan, che hanno appunto trovato un MK “misto”, meno violento (scelta discutibile, considerando che l’universo DC, in particolare il filone di Batman, è anche  più violento e “malato” di tutti i MK messi assieme) e meno d'atmosfera. Ma dopotutto il gioco nasce per essere un crossover rating +16 e, per quello che è, se la cava molto bene a differenza delle varie "mugenate"Capcom; infatti, come tradizione della serie, viene data un’interessante trama raccontata per mezzo di uno story mode diviso in due parti (anche più lungo di quello visto in MKX) e persino di un intro a fumetti fatto da John Tobias, come ai tempi del primo capitolo. Personaggi e locations si mescolano perfettamente fra di loro pur appartenendo a realtà differenti, proponendo eroi e malvagi di entrambi i mondi, come Kano, Jax, Sub Zero dal lato MK, o Superman, Joker, Lanterna Verde dal lato DC (non senza qualche dimenticanza, purtroppo), impegnati a contrastare la nuova minaccia composta dalla fusione di Darkseid e Shao Kahn: Dark Kahn. Fra alleanze, rivalità e collassi universali molto simili a quelli del comic book Marvel vs DC degli anni 90, lo story mode non annoia fino alla fine.
Parlando di tecnica invece, per essere un prodotto di inizio “generazione HD” fa la sua parte, soprattutto dal lato grafico, sfoggiando particolareggiati modelli poligonali e scene di stampo supereroistico, che vanno da combattimenti in caduta libera a cambi repentini d’arena sfondando le pareti.
Senza soffermarci sulla possibilità di muoversi in 3 dimensioni, riguardo all'interattività il gameplay propone delle novità non del tutto tecniche per il genere, ma sicuramente d’effetto; spingendo il nemico contro i margini potete inziare una sezione di combattimento a mezz’aria mentre si cade nello scenario sottostante, oppure si può effettuare il “klose kombat”: una presa che da inizio ad un “minigioco” fatto di attacchi e contrattacchi premendo il tasto esatto. Il sistema d'attacco invece pesca a piene mani dal Deadly Alliance per le stringhe preimpostate e, da MK4, per il sistema combo, permettendo di “linkare” i colpi standard alle specials per creare combinazioni più complesse, cosa ripresa nei successivi MK. Non dimentichiamo le pro moves: novità tecniche che consentono di espandere alcune mosse speciali sfruttando, con tempismo certosino, una finestra di frame; o la barra Rage: che consente di massimizzare il danno una volta attivata per un breve tempo.
Kitana vs Lex Luthor nell'Accademia Wu Shi.
Come avrete capito, il gioco in se è valido per molti aspetti, ma ce n’è uno in particolare che penalizza tutto il quadro generale: le animazioni condivise fra i vari personaggi. Non è bello vedere Jax che condivide i calci con Batman, o vedere Kano che condivide le animazioni dei pugni con Deathstroke, fa non curanza e rende i personaggi visivamente tutti simili. Potremmo anche annoverare fra i difetti la quasi assenza di segreti ed extra (eccetto la graditissima presenza di Shao Kahn e Darkseid selezionabili dopo aver completato lo story mode) e l’edulcorazione delle fatalities, ma i danni fisici ben fatti o alcune fatalities (Heroic Brutalities per gli eroi DC) classiche come il “Bacio Letale” di Kitana e Sonya, migliorano la situazione.
Senza toccare argomenti da “pro-gamers”, possiamo dire che Mortal Kombat Vs DC Universe (considerato ormai l'ottavo capitolo ad incontri dopo l'arrivo di MK IX e X, nonostante la sua non-canonicità), è stato in linea di massima un buon titolo di inizio generazione X360\PS3, ma attualmente un po’ inutile data la presenza sul mercato dei successori e di Injustice. Ora come ora, può essere consigliato solo ai collezionisti di MK e agli amanti dei crossover supereroistici.