sabato 20 luglio 2013

FATALITY: analisi della feature più discussa della saga di Mortal Kombat.


Sicuramente, nel lontano 1992, vedere un personaggio dei videogiochi che incendiava o mutilava brutalmente il suo avversario, non doveva essere stato per tutti una cosa leggera (soprattutto con la grafica iper-realistica dei primi MK).
Infatti in quel periodo, nacque la trovata più “inutile ma spassosa” che il mondo dei picchiaduro potesse conoscere: la FATALITY, ovvero la possibilità di uccidere con una mossa cruenta il malcapitato avversario. Geniale e d’impatto!

Purtroppo però, questa sanguinosa feature è sempre stata oggetto di incomprensioni sulla sua natura goliardica ed eccessiva; quindi in questo articolo si cercherà di fare il punto della situazione e di eliminare tutti i misteri che circondano l’esecuzione più famosa del mondo videoludico.
Per chi non lo sapesse, la Fatality è figlia del concetto di Dream Match e del termine Dissonanza Ludonarrativa, due punti cardine dei videogiochi e tipici delle modalità Arcade(o Skalata, in MK) e Versus nate nei picchiaduro a incontri, le quali permettono al giocatore di combattere continuamente contro vari avversari in modo casuale, senza considerare la linea narrativa esatta creata dagli sviluppatori per il titolo in questione.

Nella storyline di MK, infatti, è pressoché impossibile che il buon Jax uccida la sua sottoposta Sonya (come è molto difficile che Johnny Cage uccida qualcuno in generale), ma grazie al concetto di dissonanza ludonarrativa presente nelle modalità non strettamente legate alla storia (Arcade, Versus, Team Battle e così via), il giocatore può impostare incontri "randomici" fra i personaggi più disparati senza intaccare alcuna narrazione… e perché no, decretare il vincitore sfoggiando una bella e “grandguignolesca” FATALITY!

Le fatalities in poche parole, strizzano l’occhio all’idea del what if (e se), ponendoci la domanda: cosa farebbe quel personaggio di MK se dovesse uccidere?

In riferimento a tutto ciò, infatti, le Fatalities (ed affini) compaiono molto poco in modo canonico nella storia di MK.
Uno dei pochi esempi di come questi colpi mortali son stati usati canonicamente, è quando Sub-Zero strappò la testa al suo rivale Scorpion (immagine a sinistra) nella storia di MK Mithologies; oppure quando nella storia di MK9, Liu Kang usa il “pugno perforante” su Shao Khan.
Insomma, le Fatalities usate come elemento narrativo portante si contano sulla punta delle dita, ed è giusto così.


Purtroppo, in 20 anni di attività, non sempre le nostre amate finishers sono state all’altezza della situazione.
Con l’arrivo di MK3, viste le solite polemiche per la spiccata crudezza delle scene presenti in MK1e 2, i programmatori hanno pensato bene di dare alle "finihing moves" un aspetto più surreale e giocoso, inventando anche strambe varianti come Animality o Babality, calcando ancora più la mano sul concetto di “dissonanza ludonarrativa" e pendendo pure verso la “rottura della quarta parete”. Non era strano ai tempi vedere Jax (in barba alla sua caratterizzazione canonica) diventare un gigante, o Liu Kang diventare addirittura un Coin-op,(immagine a destra) quasi come per voler
dire: “ragazzi è tutto finto, so di essere in un videogioco!”

Detto questo, le fatalities attuali hanno raggiunto un livello di violenza grafica piuttosto elevato, ma col merito di non essere mai realmente impressionanti, inoltre, come le normali mosse speciali, bisogna ricordare che spesso illustrano le varie capacità o poteri del personaggio (per chi non aveva letto il fumetto ufficiale di MK1, vedere che Scorpion celava un’identità da non morto era una piacevole novità), mantenendo sempre una dose sempre eccessiva (ormai voluta) di esagerazione goliardica… Per indicare a tutti, che il videogioco deve comunque divertire ed anche una scena oggettivamente terribile, se fatta come solo alla ex Midway sanno fare, può far "strappare" una risata.